lunedì 28 maggio 2007

  • Testimonianze


    Da alcuni anni ci riuniamo una volta al mese per la celebrazione della Santa messa in cui ricordiamo i nostri ragazzi. E’ il momento più bello per noi genitori, perché sull’altare li sentiamo veramente vivi insieme a Gesù.
    In quei momenti proviamo una pace che non può venire da noi: non sarebbe possibile con tutto il dolore che abbiamo nel cuore per la loro mancanza. E’ sicuramente qualcosa che viene dall’Alto attraverso le braccia dei nostri figli. Ne siamo ormai tutti sicuri!
    Finita la messa ci soffermiamo per confortare l’ultimo arrivato o per scambiarci qualche confidenza, qualche sogno nel quale abbiamo incontrato nostro figlio, o qualche coincidenza in cui abbiamo notato un segno della sua presenza. Piccole cose, ma per noi grandi, che ci danno la forza di sperare.
    Tutti noi, come dicevamo, sentiamo il bisogno di stare in comunione, di formare una grande famiglia che cammina nella Fede, una famiglia che accoglie, condivide, conforta, si confronta e impara, giorno dopo giorno, ad avvicinarsi a Dio, attraverso la guida sapiente e affettuosa dei nostri Padri Spirituali.
    Nessuno di noi genitori ha mai avuto il sospetto che proprio “quel momento tragico, quel grido lacerante” fosse capace di trasformare la morte in un annuncio rassicurante di vita nuova!

1 commento:

Jacopo Zennari ha detto...

Come può un non credente dare una significativa spiegazione al dolore e alla sofferenza? Se essi vivono alla giornata all’insegna del ‘carpe diem’, cercando di godere pienamente delle gioie della vita, quando si trovano invece ad affrontare dei momenti difficili li reputano solo degli inciampi che bisogna evitare in tutti i modi, delle sfortune che sarebbe bene non ci fossero, dei momenti stupidi e insignificanti? Un cristiano invece, seguendo l’esempio di Gesù Cristo è consapevole che l’uomo è destinato a soffrire e cerca di donare la sofferenza a Dio. Ma perchè, forse a Dio piace vedere l’uomo soffrire? No, ma sa, avendolo provato, che per vincere il male bisogna soffrire. L’amore infatti passa attraverso il travaglio: Cristo è morto in croce per amore. Qual è il modo migliore per dare valore aggiunto alle nostre azioni se non attraverso il sacrificio. Più soffriamo per una giusta causa e più il nostro dolore viene nobilitato. La madre patisce durante il parto ma poi la sua felicità è incommensurabile. Noi soffriamo quando dobbiamo lavorare, ma grazie al lavoro possiamo trarre i beni materiali per godere la vita. Il dolore per la perdita di un parente è tanto più forte quanto più è elevato l’amore che abbiamo provato per lui: ecco che la sofferenza diventa il parametro per misurare il bene. Non dobbiamo dimenticarci che la vita terrena è solo un periodo di passaggio, una condizione tutt'altro che perfetta, piena di limiti e che solo se donata a Dio prende significato. La morte non è un male, vorremmo forse vivere in eterno su questa terra? Io lo troverei alquanto noioso. La morte non è altro che la testimonianza della finitezza dell'uomo. L'unica speranza è che la nostra vita prenda senso dopo la morte.
Auguri pieni di speranza..
Jacopo Zennari